Le conferme sono recenti, ma uno studio longitudinale americano lo aveva già messo in luce nel 1994: le donne hanno un udito migliore rispetto agli uomini, ma soprattutto lo conservano più a lungo. «L’ipoacusia o diminuzione delle capacità uditive – spiega Alessandro Martini, otorinolaringoiatra dell’Università di Padova – colpisce in misura maggiore gli uomini. I dati a disposizione ci dicono che il sesso femminile ha una soglia uditiva superiore a circa 1.000 Hertz e in generale alle frequenze del parlato».
Una soglia uditiva, quella femminile, che si conserva nel tempo e che insieme alla minore esposizione ai rumori consentirebbe alle donne di proteggersi più a lungo dai rischi della presbiacusia, ovvero della diminuzione dell’udito legata all’età. Questo non solo grazie all’azione ormonale protettiva che agisce fino alla menopausa, ma anche perché nel corso della loro vita gli uomini sarebbero maggiormente esposti al rumore sia nelle attività ludiche dell’infanzia sia in quelle lavorative dell’età adulta. I potenziali traumi sul lavoro e i rischi metabolici cui gli uomini sono più soggetti, aggiungono infine un fattore di rischio più significativo per quello che riguarda l’incidenza di problemi di udito nella popolazione maschile.