Avete presente quelle musiche che riescono a farsi strada nella nostra mente fino a monopolizzarla?
Può trattarsi di un jingle pubblicitario, della sigla di una serie TV o magari della colonna sonora di un videogioco; entrano nella nostra testa e, apparentemente, non la lasciano più. Questi veri e proprio ritornelli mentali hanno un nome: si chiamano earworms, ovvero “tarli dell’orecchio”, e hanno una particolare incidenza sui giovani che ascoltano spesso la musica. Secondo il sondaggio condotto dallo studente di Cambridge Sean Bennet, il fenomeno tuttavia è molto comune e diffuso, tanto che il 98,2% delle persone da lui intervistate già conosceva perfettamente il problema.
Ma da cosa dipende la persistenza di questi motivetti orecchiabili nella nostra mente?
Ancora una volta la colpa non è del nostro orecchio, bensì del cervello: è lui infatti a conservare la nostra memoria uditiva e a decidere quale tarlo far risuonare nella nostra testa.
Secondo lo psicanalista viennese Theodore Reik, alcune melodie possono essere il catalizzatore di vere e proprie introspezioni emotive, altri invece ritengono che certi motivetti si ripetano nella nostra testa semplicemente per via di ansie o nevrosi personali.
Non tutti i mali però vengono per nuocere, perché secondo studi recenti questi motivetti stimolerebbero la nostra memoria audio-eidetica aiutandoci a fissare meglio determinati ricordi come parole o avvenimenti legati a un brano specifico.
Come si fa a liberarsi di un tarlo dell’orecchio quando questo inizia a diventare fastidioso?
La soluzione più semplice è concentrarsi su altre attività, evitando di focalizzare la nostra mente sul problema: quando smetteremo di preoccuparcene, il motivetto andrà via da sé.