Che il suono si trasmettesse anche via ossea era già noto: la vera scoperta è che questo fenomeno si è rivelato essere importantissimo nella cosiddetta osseopercezione, vale a dire nel grado di percezione sensoriale riportato da persone amputate che indossano delle protesi.
La scoperta si deve a un gruppo di ricerca dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, coordinata da Francesco Clemente. La ricerca, condotta nell’ambito del progetto europeo DeTOP (Dexterous Transradial Osseointegrated Prosthesis with neural control and sensory feedback), è stata pubblicata sulla rivista Scientific Reports.
I test sui pazienti e la scoperta
Secondo i risultati dello studio, una protesi integrata all’osso è in grado di trasmettere informazioni sensoriali più precise: in che modo? Grazie all’udito.
Gli stimoli sensoriali infatti, anche quelli più deboli, sono in grado di raggiungere l’apparato uditivo nell’orecchio interno: i test condotti su 12 persone hanno evidenziato che la percezione uditiva dello stimolo meccanico produce un maggiore ritorno sensoriale e, di conseguenza, una percezione tattile più rapida e precisa nel paziente con protesi applicata.
«In pratica gli stimoli ricevuti dai pazienti sono più forti e ricchi di informazione perché vengono percepiti anche attraverso l’udito», ha osservato Clemente. La scoperta, ha aggiunto, «potrà essere sfruttata come punto di partenza per l’implementazione di nuove protesi che favoriscono il ritorno sensoriale e restituiscono maggiori informazioni sull’ambiente esterno».
La scoperta, insomma, si rivela molto promettente proprio perché potrebbe aprire la strada verso la produzione di protesi in grado di trasmettere percezioni sensoriali sempre più precise.
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