Quando si parla di ipoacusia e perdita dell’udito, c’è una categoria che risulta particolarmente esposta: i musicisti. Le frequenti prove di gruppo, le registrazioni in studio e soprattutto i concerti li rendono infatti particolarmente vulnerabili a cali di udito e acufeni, con tutte le conseguenze negative che ne derivano.
Il caso più illustre resta forse Ludwig Van Beethoven che malgrado i problemi di ipoacusia di cui era afflitto già dall’età di 30 anni continuò a suonare quasi per tutta la vita e compose alcuni dei suoi capolavori quando ormai era completamente sordo.
Oggi sono molti i musicisti che hanno dichiarato di avere problemi di udito causati dai suoni ad alto volume ai quali sono stati esposti per tutta la vita. Già nel 1995 Sting, ex leader dei Police, aveva affermato:
“Molte persone che fanno la mia professione sono un po’ sorde”
Nel 2003 Phil Collins non solo sosteneva di aver dovuto rinunciare a una serie di concerti ma aveva anche dovuto fare i conti con un’infezione virale all’orecchio:
“Ho perso il 70% dell’udito all’orecchio sinistro. Continuo a incidere dischi, ma ho dovuto smettere di fare concerti”.
L’anno scorso un’altra leggenda della musica rock, Brian Johnson degli ACDC, aveva dovuto abbandonare il tour e cedere il microfono al collega Axl Rose, che lo ha sostituito come frontman per il resto delle tappe. Anche Lars Ulrich, batterista dei Metallica, ha rivelato di soffrire da diversi anni di acufene, problema che è andato peggiorando nel corso degli anni:
“Ho suonato rock ad alto volume per 35 anni – ha rivelato – e in passato non usavo protezioni per le orecchie. Sento un ronzio costante nelle orecchie e non se ne va mai del tutto”.
Non mancano dei casi anche tra i musicisti italiani: oltre a Gino Paoli, che ha attribuito i suoi problemi di udito a “una vita trascorsa accanto agli amplificatori”, c’è Red Canzian, bassista dei Pooh, che ha lamentato lo stesso disturbo. Più recenti invece sono le dichiarazioni del rapper pugliese Caparezza, che nel 2015 ha scoperto di soffrire di acufeni.
“Soffro di acufene causato dall’abuso di volumi di ascolto troppo alti. Non esiste cura e lo porterò con me per sempre. Non posso più ascoltare musica in cuffia. Sono andato in crisi: il mio corpo era la mia prigione”.
Dopo un primo momento di sconforto, il rapper ha però tratto da questa scoperta una nuova forma d’ispirazione per la sua musica che è confluita nell’ultimo album Prisoner 709, uscito il 15 settembre.
“Ho provato di tutto, pillole, iniezioni, psicoterapia, e alla fin fine ho capito che dovrò tenermelo e, semplicemente, pensare ad altro, distrarmi. Ma intanto mi ero chiesto, un classico, perché proprio a me che avevo concentrato l’esistenza sulla musica. In realtà capita a tanti. Ma questo mi ha portato a riflettere e a scrivere, a domandarmi se sono un artista libero o prigioniero del ruolo, perché ho fatto musica e non altro, se era destino fare dischi o se era solo un equivoco. Ed ecco Prisoner 709“.
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